È un invito a incamminarci con Gesù verso Gerusalemme quello che papa Francesco fa nel Messaggio di questa Quaresima “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18). Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità. Un appello accorato e calato nel momento difficile che viviamo; “Annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre” si legge all’inizio del testo, “Gesù svela loro il senso profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo”. Ed è questo che ci viene chiesto: ricordare nel cammino quaresimale che ci conduce verso le celebrazioni pasquali “Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8)” e rivivere il percorso: “In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo”. Perché non aspettiamo la Pasqua “per rinascere uomini e donne nuovi”, ma sfruttiamo il tempo della Quaresima per la nostra conversione condizione ed espressione della quale sono il digiuno, la preghiera e l’elemosina.
Un messaggio ispirato alle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Dove la fede “Ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni” lasciandoci raggiungere dalla Sua parola. Una Verità che non è riservata a poche “menti elette”, ma che possiamo comprendere “grazie all’intelligenza del cuore”. Questa Verità “è Cristo stesso che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita”. Il digiuno “aiuta ad amare Dio e il prossimo”, è la via per “liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra” e aprire le porte “del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14).
Francesco dedica ampio spazio alla speranza che sostiene la prova difficile che stiamo vivendo da quasi un anno immersi e schiaffeggiati dalla pandemia. Speranza che è “come “acqua viva” (Gv 4,10) che ci consente di continuare il nostro cammino”. È lo Spirito Santo che “Lui darà in abbondanza nel Mistero pasquale e che infonde in noi la speranza che non delude”. Dicendo «e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,19) “Gesù ci parla del futuro spalancato dalla misericordia del Padre. Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre”. Speranza che può sembrare una “provocazione” nel tempo travagliato che viviamo, ma in realtà è un’esortazione del Pontefice perché torniamo a “rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata. È speranza nella riconciliazione”. Ricevendo il perdono, infatti, “Diventiamo a nostra volta diffusori del perdono” attraverso gesti e parole. Ed è proprio il Perdono di Dio che ci permette di vivere una “Pasqua di fraternità”. Stando attenti a dire “parole di incoraggiamento”; evitando quelle che “umiliano, che rattristano, che irritano e che disprezzano”. Con un appello alla responsabilità personale: “A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile»”. Speranza che può essere coltivata “Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa” come “ispirazione e luce interiore che ispira sfide e scelte”; vivere una Quaresima “con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo”.
Infine, la Carità che è “lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione”. “Può costruire un mondo nuovo”; “è dono che dà senso alla nostra vita”. E getta luce anche sull’elemosina, piccola o grande che sia: “Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità”. Carità che vuol dire prendersi cura dell’altro: “Offriamo con la nostra carità una parola di fiducia e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio».
La conclusione del Santo Padre è anche un augurio: incamminarsi, convertirci e condividere. “Cari fratelli e sorelle, ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre”.
(Fonte www.famigliacristiana.it)
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