Il Vangelo dei discepoli di Emmaus interpreta davvero stupendamente la nostra fede nei giorni della Pasqua. Siamo stati raggiunti dall’annuncio della Pasqua, però anche noi forse come i discepoli siamo un po’ titubanti, timorosi, paurosi. Mentre crediamo, poi accade qualcosa e non crediamo più. Questa pagina del vangeli ci ricorda che la fede nasce, matura, si sviluppa, cresce dentro una comunità che celebra la sua fede. La fede non é un’avventura privata. La fede é un fatto eminentemente comunitario, di famiglia, di popolo. La fede nasce laddove c’é un pane che si spezza – “riconobbero Gesù allo spezzare il pane” – allora capirono: E’ risorto!
Anche noi spezziamo il pane sui nostri altari e anche i nostri occhi in quel momento si aprono perché si ripete quel gesto e anche noi come gli apostoli in quel momento, come i discepoli di Emmaus, riconosceremo il Signore ed esulteremo nella gioia dicendo: “Davvero il Signore é risorto!”.
Ed ora che é risorto, dov’é? Visto che non é più nella tomba, dov’è? E’ vivo! E’ presente in mezzo a noi, é presente e vivo proprio in quel pane che si spezza sull’altare. Ma non soltanto sull’altare, anche nel pane che si spezza nelle nostre case: il pane dell’Amore, il pane della condivisione, il pane del perdono, il pane della solidarietà, il pane della pazienza, se volessimo ripercorrere tutti i temi che abbiamo meditato durante la Quaresima, sarebbe davvero un bel ripasso…
Dov’é il Risorto? Il Risorto é laddove c’é un pane che si spezza; laddove c’é qualcuno che spezza il pane; laddove c’é qualcuno che vive l’Amore. Dov’é la Chiesa? Dentro le mura dei nostri edifici sacri? Può darsi, ce lo auguriamo. La Chiesa é laddove si spezza il pane. Per cui può accadere che noi dentro un luogo sacro potremmo anche non essere Chiesa. Il fatto di stare dentro un luogo sacro vuol dire tanto ma forse può anche non voler dir proprio niente. La Chiesa é laddove si spezza il pane, laddove si vive l’Amore. Per cui se nelle nostre case si spezza il pane del perdono e della solidarietà, allora c’é il Risorto. Se il nostro pane non si spezza perché si accumula e si ammassa nei nostri granai e non c’é lo sforzo dell’Amore, del perdono, della condivisione, allora vuol dire che il Venerdì Santo non é ancora finito, non é ancora passata l’ora della croce e della sofferenza per tanti nostri fratelli.
Carissimi, idealmente deponiamo questa nostra riflessione all’ingresso del sepolcro vuoto. Ecco, viviamo questi giorni della Pasqua con lo stupore addosso, con la gioia di aver scoperto questa verità per la nostra vita che dà spessore, grinta nuova al nostro vivere e al nostro sperare. Perciò i verbi della Pasqua non sono al passato “noi speravamo….”, ma al presente: noi speriamo, noi crediamo, noi amiamo. Oggi, qui, al presente!
BUONA PASQUA A TUTTI!!
Il vostro Vescovo
+ Luigi Mansi
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