!! Q u a t t r o ‘comparse’ innalzano su lunghe aste trofei di fiori e precedono immediatamente la sacra immagine, che non è la statua tradizionale di una Madonna in gramaglie… quella è l’Addolorata del venerdì sera.
È, invece, un vero e proprio gruppo scultoreo che avanza, sorretto da quattro portatori che procedono all’unisono simulando il rollio di una nave squassata dai marosi: «Vedi, non è che la statua ondeggia perché non ce la fanno a farla camminare dritta. No! Lo fanno apposta: il movimento sta proprio a significare la tempesta che si abbatte sul mondo per la morte di Gesù!».
La Desolata ha l’espressione di una donna stremata; è seduta davanti al sasso che sigilla il sepolcro: «Anche alla scenografia ha pensato l’artista che ha realizzato questa madre dolorosa».
La Vergine ha un volto dolcissimo, anche se straziato dal dolore; rivolge gli occhi imploranti al cielo, al quale sembra congiungerla l’angelo che, in volo, la sovrasta e la consola.
!! Alle loro spalle si profila una nutrita rappresentanza maschile: sono tutti indistintamente in abito nero, quello buono delle feste, camicia bianca e cravatta nera; qualcuno di loro indossa anche il medaglione dell’appartenenza al comitato organizzatore, a una confraternita religiosa o ad altra associazione. !!
! Serrato e ordinato segue il coro, distribuito in file che si succedono come le onde di un mare nero… «Guarda bene! Ci siamo: questo è il pezzo che tutta ‘sta gente sta veramente aspettando da più di un’ora, e speriamo che comincino a cantare proprio adesso, davanti a noi».
È un vero e proprio mare di donne completamente in nero; qualcuna procede senza scarpe, indossando solo calze nere; tutte sono velate in modo da essere ugualmente irriconoscibili e, abbracciate fra loro, quasi legate in una ininterrotta catena, avanzano insicure su un percorso che possono solo intuire, sbirciando da sotto il velo che non devono mai sollevare. «Mi sono sempre chiesto quanto patiscano sotto quei veli, specie quando il sole dardeggia, come oggi». Sono tante, davvero tante: cento, duecento, trecento e anche più; difficile anche soltanto tentare di contarle.
Nota dell’Autore: Fin tanto che scrivevo, la mia mente di tanto in tanto cominciava a vagare fra mille ricordi, e si accaniva nella ricerca del commento finale che, con la massima sintesi possibile, sapesse fotografare il mio stato d’animo.
http://www.romolo.chiancone.eu/doc/stava-maria-dolente-by-romolo-chiancone.pdf
Un particolare ringraziamento a Rossella Inguscio che mi ha concesso l’uso delle sue foto per illustrare questo racconto.
https://m.facebook.com/RossellaIngusciofotografie
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